Malinconico autunno

E quando con l’autunno arriva anche la malinconia? Cosa fare?

Con l’arrivo dell’autunno si affaccia anche quella sensazione di malinconia, spesso accompagnata da fastidiosi disturbi fisici come dolori gastrointestinali, spossatezza, difficoltà a dormire.

Tutto questo ha a che fare con il cambiamento. Qualcosa muta all’esterno (i suoni, i colori, il paesaggio, la temperatura) e richiede una riorganizzazione interna. In particolare la malinconia, quella sensazione diffusa e vaga di tristezza, ha a che fare con lo sperimentare la fine di qualcosa. L’autunno è l’anticipo della fine dell’anno. A settembre e a ottobre sentiamo che il caldo, la luce, la vivacità dell’estate stanno venendo meno. La bella stagione che volge al termine ci fa provare un che di tristezza, così come ogni qualvolta facciamo esperienza del tramonto di qualcosa che ci fa star bene. Ci succede per esempio alla fine di un weekend, quando stiamo per finire di leggere un bel libro, quando si conclude un ciclo di vita, una relazione. Provare tristezza in questi casi è normale, umano.

“L’AUTUNNO E’PIU’UNA STAGIONE DELL’ANIMA CHE DELLA NATURA” (Nietzsche)

Cosa possiamo fare allora?

La parola chiave è accettare, lasciarci attraversare da quello che c’è.

La natura in questo è un buon maestro. Basta sedersi su una panchina di un parco in questo periodo dell’anno e osservarne i mutamenti. Essa ci insegna che è possibile accogliere il mutare dei nostri stati d’animo, così come il susseguirsi delle stagioni, senza turbarci troppo, anche quando si tratta di passare dalla gioia alla tristezza. Le emozioni dentro di noi vanno e vengono, non esiste giorno in cui non proviamo almeno un istante di tristezza. Possiamo non esserne consapevoli, ma basta anche solo il venire meno di una certa atmosfera in famiglia, un pensiero confortante nella testa che va via, per farci cambiare umore. Alla fine è sempre sperimentare la fine di qualcosa.

Spesso sento usare termini come “sconfiggere” la tristezza, se ci penso anche dentro di me la prima reazione quando mi sento triste è quella di rifiuto, ma la tristezza non è qualcosa da combattere o da cui difenderci. Ce lo insegna molto bene il film d’animazione Insight Out della Pixar. Fa parte dell’essere umano, del ciclo della vita e in effetti i momenti in cui la proviamo sono quelli in cui ci raccogliamo in noi stessi per maturare pensieri che poi “frutteranno” al momento opportuno, nelle stagioni successive.

Quello di cui abbiamo bisogno è quindi un abbraccio più ampio: se cerchiamo di sbarrare la strada o di nascondere ciò che proviamo, finiremo solo per sentirci più tristi e anche arrabbiati perché non saremo riusciti nel nostro intento, mentre se accogliamo la tristezza dentro di noi essa tenderà da sola a scivolare via. Abbracciare vuol dire poter dire “Ok, ti sento tristezza e va bene così”. Viversela.

La natura e con lei l’autunno ci insegnano anche un’altra cosa: sì, gli alberi si spogliano e la pioggia si porta con sé i loro vestiti, ma dietro questi mutamenti possiamo già intravedere l’annuncio di qualche cosa di nuovo.

“TRA I RAMI SECCHI SI VEDE DI NUOVO IL CIELO”

In questo venire meno infatti si crea lo spazio, la possibilità di un rinnovamento. Se siamo attenti e coltiviamo uno sguardo d’insieme, possiamo sentire, intuitivamente, che dentro ogni fine c’è sempre un nuovo inizio. Se non facciamo spazio dentro i nostri armadi dando via le cose vecchie diventate ormai inutili, non avremo spazio per i nuovi vestiti, allo stesso modo se non impariamo a lasciare andare modalità o convinzioni vecchie legate al passato, non creeremo dentro di noi lo spazio per fare entrare nuove idee, nuove visioni.

Ecco perché anche l’autunno, come ci suggerisce il nome (da “augere” che significa “aumentare”, “arricchire”) può essere una stagione piena di ricchezza.

Buono sguardo d’autunno.

@giorgiafantinuoli

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